sabato 29 dicembre 2007

LE CITTA' BIFRONTI

ROMA
Giovanni Paolo II in un incontro pubblico rilevò (anche lui) che il nome di Roma letto da destra a sinistra dava "amor". Ma la considerazione bifronte non dava idea del temperamento della città, così alieno dalle smancerie e dal sentimentalismo. Viceversa leggendo da destra a sinistra la frase "A Roma" dà "a mora!". Mi pare che questa lettura renda il carattere dei romani, tanto attirati dall'altro sesso e cosi portati all'estremismo verbale, al parlare greve.

Non capisco, mi lascia perplesso, una definizione della capitale. La si chiama città eterna; ma allora perché poi tutti dicono: 'Roma Termini, Roma Termini!'

MILANO
Quanto a Milano, ho scritto un'opera teatrale che illustra il carattere industrioso della città e la vicenda delle centinaia di migliaia di meridionali che emigrarono verso le regioni del nord alla ricerca di lavoro e di riscatto sociale. L'opera narra di un giovane meridionale che, giunge nella città del nord e vede abbandonato per terra un attrezzo; se ne impadronisce per iniziare subito a lavorare. Viene così sfatata la ingiusta diceria della pigrizia dei meridionali. La pièce consta di una sola frase leggibile sia da sinistra che da destra: 'A Milano; o! 'na lima'
Forse il maggior pregio dell'opera consta nella sua brevità, nella sua icastica pregnanza. Essa infatti permette agli spettatori di trattenersi per poco tempo in teatro, di tornare presto a casa e di potere cosi godere dell'affetto dei loro cari. Anche i lavoratori dello spettacolo - attori, macchinisti i scena, personale di sala, addetti alle pulizie- potranno in breve tempo rientrare nel seno del nido familiare. Opra che forse tornerà cara ai politici cattolici fermissimi difensori della famiglia, quelli che oggi sono detto 'teo-con'.

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