Cessato all'improvviso un mattino senza alcun segno premonitore il Caos primigenio, all'inizio dei Tempi, fu affidato ad un Areopago
di Saggi il compito di sistemare l'Italia.
I
ventiquattro Saggi si dedicarono all'incarico loro affidato con
solerzia e preveggenza. Quando avevano quasi completato il loro
lavoro si resero conto che, in fondo al barile, c'era ancora da
sistemare una città, Genova, con il suo porto.
Venne
proposto di porla in una delle poche zone rimaste disponibili, sulle
montagne dell'Abruzzo. Fu avanzata l'obiezione che ivi era già
stata allocata la città di Sulmona e che, comunque, difficilmente
una città con un porto poteva essere sita in un'area montana.
I
promotori di quella soluzione replicarono che la città di Sulmona
poteva essere utilmente spostata dalle parti di Vinchiaturo
(Campobasso) mentre fra le colline e le montagne dell'Abruzzo Genova
avrebbe trovato ampio spazio per svilupparsi. Quanto al porto,
poteva essere trasformato in un parco di divertimenti a tema
marinaro.
Peraltro
questa opzione, che pure era forse la più razionale, fu scartata
perchè la sua realizzazione avrebbe comportato perdita di tempo e
lavoro aggiuntivo. I Saggi erano infatti mossi dal lodevole scrupolo
di condurre a termine la loro missione – oltre che con diligenza e
sagacia – con rapidità. Per di più si avvicinava ormai l'ora del
pranzo.
Alla
fine fu deciso, a maggioranza, di infilare, con qualche difficoltà,
Genova e il suo porto in una stretta striscia di territorio fra le
Alpi e il mare, in Liguria.
Parimenti
l'Areopago ebbe il timore che il drastico distacco della Sicilia dal
Continente ne condanasse gli abitanti all'isolamento e che essi
potessero quindi soccombere al tedio. I Saggi stabiliro perciò di
insediare in Sicilia la mafia, in precedenza destinata alle alte
valli bergamasche.
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