Non passa mese senza che si pubblichi un nuovo saggio - da “Italiani brava gente?” di Angelo del Boca a “L'invenzione dell'Italia Unita” di Roberto Martucci - sulle follie, le malefatte, i crimini commessi ad opera del Regno di Sardegna prima e dello Stato italiano poi, dalla seconda guerra di indipendenza in avanti.
Quel conflitto è visto come una illegittima brutale aggressione contro antichi, pacifici Stati, la lotta al brigantaggio una ingiustificata feroce repressione di moti contadini, le imprese coloniali una imperialistica invasione, fuori tempo, di paesi abitati da innocue popolazioni. Vengono demolite tutte le grandi figure della nostra storia patria. Sfugge a quel trattamento solo Carlo Alberto il quale, paradigma della vocazione nazionale alla sconfitta e al disastro, con la rovinosa condotta della prima guerra di indipendenza ha provveduto a squalificarsi da solo.
Cavour è giudicato, in politica estera, infido e ingannatore, Vittorio Emanuele II rozzo e di scarsa intelligenza. Né più positivo giudizio si dà di Garibaldi e di Mazzini. Eguale sorte tocca agli altri protagonista del nostro Risorgimento, Ricasoli, Farini, Nicotera, il Generale Cialdini. L'unica icona nazionale che appare non essere stata oggetto di questa opera di sistematica demolizione è Totò.
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